ANCHE IN LIBIA MASSACRI E SPARTIZIONE, VOLUTO DALLE POTENZE “CIVILI-AVANZATE”

 

 

- LE GUERRE INFINITE DEL CAPITALISMO-

 

GLI IMPERIALISMI ITALIANO E FRANCESE SOSTENGONO LE OPPOSTE

FAZIONI IN GUERRA PER IL CONTROLLO DEL PETROLIO LIBICO

L’abbattimento del dittatore Muammar Gheddafi in Libia non ha prodotto quella decantata “democrazia” che tanto si voleva far credere. Ne è sorta invece (come sempre) una interminabile e sanguinosa guerra civile, fomentata, voluta e guidata dalle potenze “civili avanzate” europee per mero interesse, nella loro reciproca lotta per assicurarsi le quote di petrolio e gas che il territorio libico produce.

Nello scontro tra predoni imperialisti è la Francia in questo caso che nel 2011 ha visto l’occasione nella soppressione del rais Gheddafi di spodestare gli italiani già presenti nel paese per introdurre i propri interessi, sfruttando l’onda delle proteste e le rivolte di quelle che sono state poi chiamate “le primavere arabe”. L’obbiettivo francese è prendere sotto il proprio controllo i lucrosi giacimenti di petrolio e gas delle regioni della Tripolitania e della Cirenaica, zone sotto controllo essenzialmente delle aziende dell’imperialismo italiano. E questo è stato il motivo (mascherato dal condurre una lotta contro la feroce dittatura del rais libico) dell’intervento militare nel 2011 diretto dai francesi con compartecipazione inglese e americana. 

Durante le proteste popolari, prima dell’intervento militare stesso, i francesi con la scusa di abbattere il dittatore libico, avevano già pianificato e poi costituito in Libia un fronte armato di svariate milizie etniche locali (che in seguito prenderanno il nome di LNA – Esercito Nazionale Libico) con il preciso scopo (adesso è chiaro) di conquistare tutto il territorio libico.   

La reazione degli italiani per fermare i francesi è stata di costituire all’inizio del 2016 un governo di unità nazionale con a capo il premier Serraj con sede a Tripoli, sostenuto da forti milizie locali (la Settima Brigata e la Brigata di Misurata) il tutto sotto l’egidia dell’Onu e l’approvazione delle forze internazionali. Ma l’operazione non ha avuto il successo voluto. Un certo generale Haftar (adesso molto popolare) sostenuto dai francesi e dall’Egitto e leader delle milizie raccolte intorno alla citata LNA si è rifiutato di accogliere il nuovo esecutivo, costituendo invece nella parte orientale della Libia un altro governo con sede a Tobruk in contrapposizione a quello di Serraj, dividendo praticamente il paese in due.

E’ in questo periodo -fine 2016- che si presenta, con il pretesto di combattere i terroristi dell’Isis, anche l’intromissione dell’imperialismo russo con il suo presidente Putin, che si schiera dalla parte del generale ribelle Haftar.

Con l’appoggio adesso anche dei russi, il generale dissidente di Tobruk può prendere nuovo slancio e con diversi pretesti cominciare la sua espansione verso ovest nel territorio controllato dai filogovernativi di Tripoli di Sarraj. In contemporanea ad altri attacchi militari pianificati congiunti, Haftar da una parte avanza dall’est verso Ovest, mentre altre milizie ribelli dirette dall’ex leader Khalifa Ghwell cominciano ad combattere invece in alcuni quartieri della capitale stessa Tripoli come diversivo. Il risultato è una ulteriore dilatazione delle milizie haftariane sul territorio libico.   

 

ISIS - E’ nel 2014 che in Libia compare anche lo Stato Islamico, occupando le città di Derna e Sirte sulla costa libica. Ma l’iniziativa congiunta contro di esso di tutte le forze di guerra occidentali in campo  (bombardamenti americani compresi) fa si che i militanti dell’Isis siano velocemente sconfitti.  

Attualmente la situazione (metà aprile) vede il generale ribelle filo francese-russo Haftar arrivato nella sua espansione alle porte della capitale Tripoli combattere per conquistare la capitale stessa e accaparrarsi e annettersi così tutto il paese. Nella sua operazione è sostenuto segretamente, oltre che dall’Egitto, dalla Russia che ha bloccato una risoluzione ONU contro Haftar, e dalla Francia che a sua volta ha arrestato una condanna dell’Unione Europea contro di lui. Di contro però il ribelle Haftar ha l’Unione Europea stessa, l’ONU e gli Usa che sostengono apertamente il governo Serraj. Mentre i combattimenti intorno a Tripoli stanno attualmente infuriando, le diplomazie sono all’opera per trovare una soluzione alla diaspora libica, per cui al momento la situazione rimane tutta aperta. Ma la situazione si potrebbe complicare in quanto diverse fonti riportano la presenza diretta di soldati francesi nell’esercito di Haftar durante la recente conquista della città di Garian vicina alla capitale.

Il caso ha voluto che anche un paio d’anni fa trovasse eclatante conferma come l’esercito francese fosse direttamente coinvolto nella guerra a sostegno del generale dissidente, allorchè vicino a Bengasi un elicottero delle milizie di Haftar è stato abbattuto e 3 soldati francesi vi hanno perso la vita. A questo punto Parigi ha dovuto ammettere pubblicamente l’ingerenza .

I giornali riportano anche come il governo francese non si lasci scappare occasione per cercare di strappare all’Italia i contratti di estrazione del greggio e come Parigi abbia già tentato 2 volte, dopo la caduta del rais Gheddafi, di far togliere il permesso di estrazione del petrolio libico all’azienda italiana Eni che lo gestisce, per sostituirla con la propria francese Total. Ma fin’ora senza successo.  

E’ in questo situazione di scontro tra borghesie in Libia che l’anno scorso in novembre il governo italiano ha promosso un incontro tra tutte le parti in causa nella guerra civile libica. Ossia delle potenze internazionali più il presidente Serraj, il generale Haftar e i leader dei paesi arabi vicini (Turchia, Egitto, Algeria, Tunisia) per trovare un accordo stabile (naturalmente con lo scopo di preservare gli interessi dell’imperialismo italiano). L’esito stando ai commentatori, non è stato così positivo come gli italiani speravano, visto che nessuna delle parti in causa ha preso impegni e nulla di scritto è stato concordato e visto l’attuale attacco dell’esercito di Haftar alla capitale Tripoli stessa.     

Analizzato in questa luce, anche noi pensiamo che la diaspora politica nata tra Italia e Francia, con la presa di posizione ufficiale a favore dei “gilet gialli” francesi più volte espressa dal Vicepresidente del Consiglio italiano Luigi di Maio contro il governo Macron e l’accusa alla Francia di “colonizzare” il nord Africa con la moneta FCFA  (franco delle colonie africane francesi) riportata con grande rilievo dai giornali italiani e francesi, non sia una mossa elettorale qualsiasi, ma possa essere interpretata e collegata come violenta risposta di rivalsa dell’imperialismo italiano contro la condotta aggressiva di Macron nella vicenda libica contro l’Italia.

Il capitalismo può offrire momenti di pace certo, ma per i capitalisti la guerra può essere un valido strumento per procedere sulla strada per più profitti.

Da sempre i marxisti affermano:

 

I CAPITALISTI NON POSSONO VIVERE SENZA GUERRA!


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