ALLEGATO
LA STAMPA UFFICIALE RIPORTA CHE L’UNIONE EUROPEA E’ L’UNIONE DEI “POPOLI” EUROPEI.
PER I MARXISTI NON E’ COSI’. PER APPROFONDIRE LA TEMATICA PORTIAMO ALLA RIFLESSIONE DEL LETTORE QUESTO ARTICOLO DEL NOSTRO PRIMO NUMERO DI GIORNALE
DEL MARZO 2014.
Più volte la borghesia ha tentato di riunire il mercato europeo.
Il primo tentativo è stato con Napoleone.
A fine 800 la Francia era in forte sviluppo e cercava, creando una forza europea continentale, di contrapporsi ad un imperialismo inglese che aveva colonie in mezzo mondo. La forza economica francese e il genio di Napoleone non sono però bastate ad avere il soppravvento sulle altre borghesie.
Il secondo tentativo di riunificazione europea è stato portato dalla borghesia tedesca con Hitler..
Dopo la riunificazione germanica attuata dalla Prussia con la guerra del 1870, l’industria tedesca aveva avuto un forte impulso e l’intero mercato europeo, occupato e tenuto stretto dalle altre nazioni, non lasciava spazi per gli affari accresciuti della borghesia tedesca in forte espansione. Quindi il padronato tedesco cercherà con le armi, nel primo conflitto mondiale di ottenere quei territori necessari per permettergli di continuare ad avere guadagni lucrosi.
La sconfitta del 1918 fermerà momentaneamente i suoi propositi.
Ed è appunto con Hitler che il padronato tedesco ci riprova una seconda volta. Questa volta la forza militare è maggiore e meglio attrezzata di prima, quella messa in campo nella prima guerra mondiale.
La borghesia americana con il suo intervento massiccio militare, ma soprattutto economico, a sostegno degli alleati farà fallire l’intervento tedesco. Con la vittoria gli Usa si assicureranno che non venga a formarsi una borghesia unica europea, che sarebbe stata una concorrente troppo pericolosa per gli affari e per i guadagni americani nel mercato globale.
Per il padronato tedesco il risultato è, che con la sconfitta non solo non riesce a riunire il mercato europeo, ma si ritrova addirittura con la stessa Germania divisa!
Il problema di una Europa unita però è sempre stato ben presente nei gruppi industriali e
finanzieri europei. E’ una questione vitale di sopravivenza nella giungla della concorrenza tra potenze nel mercato globale. Chi è più grande e forte economicamente è avvantaggiato rispetto ai piccoli. E’ la legge inesorabile del capitale.
Dopo la seconda guerra mondiale sono le borghesie tedesca – francese –italiana che, riprovando, instaurano accordi economici per la creazione del mercato unico europeo (MEC). Il processo però è lungo e lento.
Con la riunificazione tedesca del ‘89 e il crollo Urss del ’91 l’integrazione trova un forte impulso. Nel ’92 viene stipulato il trattato di Maastricht e nel 2002 avviene l’introduzione dell’euro.
Da allora la riunificazione europea subisce un nuovo forte rallentamento.
Nei 10 anni successivi all’introduzione dell’euro il fatto più significativo è l’accordo che regola per legge le banche a livello europeo conclusosi l’anno scorso in dicembre.
C’è da chiedersi come mai dopo lo slancio degli anni 90, quando l’unione politica e militare europea sembrava quasi a conclusione, il processo di unificazione abbia subito un tale rallentamento.
Vien da pensare che il padronato americano, forte della vittoria della seconda guerra mondiale sui due fronti europeo e asiatico, tolleri una Europa unita solo sul piano economico e finanziario, cioè dal loro punto di vista un’Europa “debole”, ma non la voglia “forte”, cioè unita politicamente e tantomeno militarmente.
Si deduce che l’imperialismo americano può vedere, nel gioco di potenze globali, in un’Europa economica e finanziaria unita un contrappeso da porre alle nuove potenti borghesie emergenti, soprattutto asiatiche, che hanno una stazza continentale. Ma sembra chiaro che nel rapporto con gli europei il padronato americano vuole avere un ruolo predominante e dirigente, sia politico che, in particolar modo militare.
“Der kommunistische Kampf” – marzo 2014