COME   IL  MARXISMO INTERPRETA CORRETTAMENTE LA  SOCIETA’

 

Marxismo

 

Il marxismo è una scuola di pensiero politica, economica, sociale, basata sulle teorizzazioni di Karl Marx  e  Friedrich Engels, rivoluzionari tedeschi del XIX  secolo, oltre che economistisociologi e filosofi socialisti. Nato nella seconda metà dell' Ottocento  nel contesto europeo della  seconda rivoluzione industriale e della questione operaia, il marxismo si è poi diffuso in tutto il mondo. 

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Interpretare correttamente la società capitalistica non è facile. Anche perché l’informazione che la società borghese propaga distorce la realtà e causa deliberatamente confusione, per perseguire gli interessi dei vari gruppi capitalisti che dominano le nazioni e sono presenti in tutti i paesi.

L’informazione per es. diffusa in Germania è diversa da quella in Francia, Spagna, Italia. E totalmente diversa è quella propagandata in Cina o negli Stati Uniti, e come noto, sia l’informazione diffusa in Russia  esattamente l’opposto da quella riportata in Europa.

Al che, la domanda: qual è l’informazione giusta, corretta, realista? Quella europea, quella cinese, quella russa o nelle altre nazioni? 

Per capire bisogna approfondire, analizzare, ricercare. Ma soprattutto bisogna interpretare. E per saper interpretare bisogna essere esperti, competenti, non dilettanti. Questo è fondamentale.

Bisogna conoscere ed essere consapevoli degli interessi in gioco, i meccanismi che li muovono e gli obbiettivi che ogni borghesia si prefigge, e che ovviamente nella propria nazione nasconde. Obbiettivi che quasi sempre, com’è naturale, sono in contrasto e totale antitesi con gli interessi di borghesie concorrenti di altri paesi. E’ questo che spiega il perché l’informazione di un determinato paese differisce da un altro, in quanto i gruppi capitalisti che dominano la nazione, essendo proprietari dei media, controllando l’informazione e i politici, riportano con i loro mezzi notizie e informazioni che riguardano la difesa dei propri interessi nazionali, diversi da quelli di gruppi concorrenti di altre nazioni. Quindi bisogna conoscere il meccanismo che li muove, capire le situazioni e correttamente interpretare. 

E’ qui che entra in azione l’analisi marxista, è qui che svolge il suo ruolo.

L’analisi marxista ha la grande proprietà di non aver interessi capitalistici da difendere. Può quindi fare un’analisi della situazione completamente distaccata, realistica degli eventi, e capire i giochi  e gli interessi in campo. Ed essere pertanto la più vicina alla realtà, in assoluto. Questo è l’enorme vantaggio dell’analisi marxista.

Facciamo un  esempio pratico, significativo, odierno:  la  guerra in Ucraina.

I media europei riportano sia il sadico dittatore Putin la causa della guerra, per mania di espansone e grandezza. Tutt’altra la motivazione sostenuta in Russia, esattamente l’opposto. La causa della guerra risiede nella milizie nazifasciste ucraine che nel Donbass fanno strage di civili di etnia russa (con relative foto) che vanno assolutamente fermati nelle loro crudeltà, così da riportare la nazione Ucraina alla civiltà.

Ovviamente la stragrande maggioranza delle persone in Europa crede alla versione europea e in Russia a quella opposta propagandata dai media russi.

Tutta diversa è invece l’interpretazione dell’analisi marxista, che non ha interessi capitalisti da difendere, ne in Europa ne in Russia: la guerra non è uno scontro tra malvagi, vale a dire tra il cattivo e brutale Putin contro le selvagge e crudeli milizie nazifasciste ucraine. Dalla nostra analisi e ricerca emerge che, il motivo della guerra ha radici chiare di interessi capitalistici affaristici. Risiede (come del resto sempre) nello scontro di interessi tra grandi multinazionali: multinazionali europee contro multinazionali russe, che controllando e dirigendo i governi dei propri paesi si stanno contendendo militarmente il “mercato” Ucraina. In quella che viene definita la lotta per “le sfere di influenza”. In altre parole i grandi gruppi industrial-finanziari europei e russi stanno cercando di rubarsi l’un l’altro la nazione “Ucraina” per poi in quella zona liberamente poter condurre i propri affari, con ovvii relativi enormi guadagni.   

Questa è quanto emerge dalle nostre ricerche, l’interpretazione marxista, realistica, che non ha interessi in campo.  

Gli USA si sono inseriti subito nella guerra, anche se nella zona non hanno grossi interessi diretti, approfittando della situazione per abbattere il concorrente imperialistico Mosca. Esattamente come quanto successo nella prima e nella seconda guerra mondiale, dove gli USA anche se in Europa non avevano interessi economici da difendere, si sono inseriti però nella guerra europea per abbattere l’allora emergente aggressivo imperialismo europeo: la Germania. Distruggendolo.

E’ così che funziona il capitalismo, nei suoi interessi crudeli e spietati.       

Su queste basi l’analisi marxista analizza gli eventi, non sulla malvagità delle persone, che sono sempre presenti e si possono trovare dappertutto.

Certamente è questa l’interpretazione degli eventi più realistica, corretta, che più si avvicina alla realtà. Grazie all’analisi marxista.  

 

ISRAELE,  ANCORA  UNA GUERRA NELL’INFINITA SERIE  CHE   TORMENTA  IL   PIANETA

NEL CAPITALISMO LE GUERRE SONO NORMALITA’

E NON FINISCONO MAI

 

 

 

 

Non finiscono mai perché è lo scontro affaristico tra capitalisti che si trasforma poi in scontro militare.

 

 

Ancora un conflitto: dopo Ucraina, Libia, Jemen, Etiopia e molte altre, ora tra Israele e palestinesi. In altre parole: tra interessi capitalistici israeliani  e interessi capitalistici palestinesi.

La disputa tra le due borghesie per i territori dura da molto e non si è mai fermata, ma sicuramente esistono anche altri interessi non ufficializzati che portano le due borghesie a scontrarsi di continuo. Di certo è, che il motivo dell’interminabile scontro non è sicuramente aumentare il benessere dei lavoratori.

A buttare benzina sul fuoco sembra essersi aggiunto oggi un nuovo elemento: alcuni influenti osservatori ritengono che la causa dell’attuale guerra sia L’AVVICINAMENTO TRA ISRAELE E ARABIA SAUDITA, quest’ultima sponsor ufficiale di Hamas, l’organizzazione palestinese estremista che ha il controllo e governa “La Striscia di Gaza”, la nazione dei palestinesi.

E’ sempre molto difficile individuare le vere cause di una guerra, ma in questo caso sembra essere proprio questo il motivo: la borghesia palestinese tenta di impedire con la guerra che il proprio sponsor, Arabia Saudita, trovi un’intesa con Israele, nemico giurato di Hamas.

Poichè i sauditi sostenendo apertamente i palestinesi di Hamas, lo scoppio della guerra dovrebbe far si che essi dovrebbero schierarsi a favore dei palestinesi contro Israele, con la conseguenza di incrinare, mandare in fumo l’operazione politica in atto di avvicinamento tra i due stati. 

Cosa spinge Hamas a tutto questo? L’intesa Arabia Saudita-Israele comporterebbe per Hamas la perdita degli abbondanti flussi finanziari dei sauditi, poiché essi dopo l’accordo, non avrebbero più interesse a manovrare e armare i palestinesi contro Israele.  In poche parole, ciò che muove i palestinesi è come sempre e solo una questione di soldi.  

In questa guerra, proprio come in quelle precedenti, i fanatici palestinesi contro lo strapotere militare israeliano non hanno alcuna possibilità di vincere. Hamas lo sa bene. L’obbiettivo però non è vincere, ma, come sopradetto, impedire l’intesa. Il tutto al costo dell’ennesimo e inutile massacro. Vedremo se ci riusciranno. Presumibilmente no, visto gli enormi interessi che muovono la borghesia saudita in campo internazionale.

NIENTE A CHE FARE chiaramente CON GLI INTERESSI DEI LAVORATORI, anche se alcune organizzazioni di sinistra sbagliando sostengono i palestinesi.

Il conflitto va analizzato nella sua realtà capitalista con lucidità. 

Noi marxisti ci schieriamo sempre contro i capitalisti di tutte le nazioni, siano israeliani o palestinesi, cinesi, russi o americani, responsabili di tutte le guerre. E siamo sempre a fianco dei lavoratori, siano palestinesi che israeliani, che nelle proprie nazioni lottano contro i propri capitalisti. Lavoratori che oppressi devono subire le disastrose conseguenze anche di questo ennesimo conflitto.

IL NEMICO SONO I CAPITALISTI, non genericamente “gli israeliani” come alcuni gruppi radicali di sinistra affermano, o “i palestinesi” come altri sostengono. Poiché le popolazioni in tutti i paesi, così come in Israele che in Palestina, sono suddivise in classi: la classe dominante sfruttatrice dei capitalisti causa delle guerre, contro l’altra classe oppressa: i lavoratori, che soggiogati subiscono le angherie dei dominanti.

La soluzione a questi continui disastri non può essere che una sola e la ribadiamo: CONTRO LE GUERRE, RIVOLUZIONI!


 

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GRETA,  SCARICATA    DALLE MULTINAZIONALI  E  DAI  MEDIA

ASCESA E DECLINO DI “Fridays for Future”

 

Che i movimenti ecologisti non abbiano nessuna possibilità nella società capitalista i marxisti lo hanno sempre precisato e poi sempre ribadito, sia negli anni ’70 quando i movimenti “verdi” per la prima volta sono apparsi sulla scena politica europea e americana, che oggi.

Ovviamente anche noi marxisti siamo contro il degrado ambientale e tutte le porcherie inquinanti che il sistema capitalistico produce. Il problema è che i capitalisti, in questa società dominata dalle multinazionali il cui unico e principale scopo è la massimizzazione del profitto, non sono interessati a risolvere il problema, anzi ostacolano chi è contro, se questo significa diminuire i loro profitti.

Come marxisti abbiamo sempre spiegato - e continuiamo a spiegarlo - che solo con l’abolizione del sistema capitalistico, in una società superiore, anche questo problema potrà finalmente trovare soluzione, e che di conseguenza bisogna organizzarsi per i momenti rivoluzionari i cui è possibile abbattere il capitalismo.

E che è per questo motivo, a conferma della nostra analisi, che negli anni ’80 gli enormi movimenti ecologisti non hanno ottenuto nulla, ma proprio nulla, e sono scomparsi. E che i partiti “verdi” poi giunti al governo, come in Germania, dopo aver tanto promesso, non hanno mai mantenuto nulla.

Ora sulla scena è apparsa “Greta”, superstar-ecologica creata e super enfatizzata dai media contro le “sostanze fossili”, soprattutto dall’uso del carbone come fonte di energia, causa del “cambiamento climatico”. Superstar-ecologica prodotta, non a caso, in un momento in cui negli anni 2015 – 2021 il prezzo del petrolio oscillava dai 50 ai 60 $ al barile mentre il costo del carbone era sensibilmente molto più alto.

Dietro la manovra del “pretesto Greta” era evidente l’intento dell’industria europea manifatturiera manovrando i governi, di sospendere le costose centrali a carbone per sostituirle con prodotti energetici meno costosi.

In questa “operazione Greta” i social media enfatizzando al massimo la giovane teenager hanno di seguito dato risalto e incentivato al massimo il movimento a lei collegato “Fridays for Future”, portando Greta addirittura all’ONU, così da diventare l’argomento principale dei dibattiti televisivi e dei talkshow.

Ma il sistema capitalistico è imprevedibile, incalcolabile, ed ecco arrivare l’inaspettato: la guerra in Ucraina. Con il prezzo del petrolio che schizza alla stelle toccando quota 110 $ al barile (grafico sopra). Troppo costoso per l’industria, che subito si rivolge di nuovo senza pensarci un attimo all’inquinante, ma molto meno costoso carbone. E non solo al carbone, ma anche l’economica energia nucleare, ritenuta fino ad allora “estremamente pericolosa” (Chernobyl / Fukushima) diventa attuabile. E i governi che prima sostenevano Greta, adesso cominciano ovviamente, a operare nella direzione opposta.

E il vento politico cambia, quello ecologico. Con i socialmedia che adesso sostengono le centrali a carbone e nucleari, mentre Greta e “Fridays for Future” da superstar vengono ora oscurati sia dai media che dai governi.

E qui la reazione dei dilettanti del “Fridays for Future” entrati nel panico. Con azioni scoordinate, infantili, tipo incollarsi a quadri famosi nei musei o bloccare strade in Germania. In una situazione dove, mentre prima dai media erano presentati all’opinione pubblica come “eroi”, adesso scattano le denuncie presentando i giovani ecologisti come “irresponsabili”.

Ora “Friday for Future” non è più sulle prime pagine dei giornali e di loro non ne parla quasi più nessuno. Il fallimento, come per i precedenti movimenti degli anni ’80, è totale.

E come negli anni ’80, anche adesso, l’invito di noi marxisti ai ragazzi delusi è di unirsi a noi, in una lotta realistica per l’abbattimento del sistema capitalistico, causa di tutti i mali e problemi della società, non ultima la cruenta guerra in Ucraina.

NON ESISTEVA NESSUN SOCIALISMO  NELLA   DDR

ASPETTI POSITIVI E NEGATIVI DI QUESTO PAESE CAPITALISTICO

 

 

La Repubblica Democratica Tedesca (DDR) era un paese con un capitalismo statale esistente dal 7 ottobre 1949 fino al 3 ottobre 1990.

Era governata da un partito: il Partito Socialista Unitario di Germania (SED). L'obiettivo dichiarato era quello di creare uno stato estremamente democratico con un ordine sociale e una prosperità equa.

I vantaggi della DDR rispetto all'Occidente erano che i negozi non erano gestiti privatamente e i prezzi erano regolamentati dallo Stato e mantenuti stabili per lunghi periodi. Inoltre, c'era un mercato degli alloggi nazionalizzato, in modo che ogni cittadino avesse il diritto a un appartamento, dove il senzatetto fosse praticamente sconosciuto. Nella RDT si è potuto raggiungere la stessa percentuale di uomini e donne nel mondo del lavoro grazie a strutture di assistenza all'infanzia ben organizzate come asili nido e asili, cos’ che entrambi i genitori potevano lavorare a tempo pieno. Inoltre, c'era l'obbligo di lavorare e la disoccupazione era severamente punita.

Tuttavia questi aspetti positivi venivano oscurati dalla bassa qualità del livello di vita in rapporto alla Repubblica Federale Tedesca. I lavoratori ricevevano salari molto bassi, spesso insufficienti a soddisfare le esigenze delle loro famiglie. Nei negozi spesso c'era carenza di merce e l'offerta stessa era limitata. Gli appartamenti erano piccoli (60 m² per una famiglia di tre persone) ed erano in cattive condizioni. Per controllare l'insoddisfazione della popolazione, il governo faceva massicciamente ricorso allo spionaggio e alla sorveglianza.

Il motivo principale del basso tenore di vita nella DDR era il suo isolamento come paese stalinista rispetto al resto del mondo capitalista. La DDR aveva risorse limitate nel proprio paese e in parte dai paesi del Patto di Varsavia. Inoltre, la corruzione ha avuto un ruolo importante: la burocrazia e la spesa militare hanno avuto la priorità sul rinnovamento e ristrutturazioni delle fabbriche, il che ha portato a un'insufficiente modernizzazione degli impianti. I quali sono invecchiati, sono diventati meno produttivi e alla fine obsoleti.

E’ importante sottolineare che la DDR non può essere considerata uno stato completamente socialista, ma piuttosto un paese a capitalismo di stato stalinista. Un paese veramente socialista avrebbe avuto all'inizio condizioni simili a quelle della DDR, come un tenore di vita relativamente più basso causa l'isolamento economico. Tuttavia, in un vero paese socialista, il tenore di vita più basso sarebbe stato solo temporaneo, mentre nello stato stalinista ne era l'obiettivo desiderato.

L'obiettivo di un paese socialista è quello di costituire l'Internazionale e di sostenere le rivoluzioni in altri paesi per arrivare infine alla rivoluzione mondiale. Tale cooperazione tra rivoluzioni porterebbe a un maggiore accumulo di risorse per aumentare il tenore di vita e coprire il tempo fino alla completa rivoluzione mondiale. 

 

                                                                             Kenji U.


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IL   RUOLO DETERMINANTE 

DELLE LOBBY NEL PARLAMENTO

 CHE    MEDIA   E    POLITICI SISTEMATICAMENTE NON

RIPORTANO E NASCONDONO

NELLA MESSINSCENA DELLE ELEZIONI AI LAVORATORI VENGONO FATTE SOLO PROMESSE. MA CHI  DIRIGE I  GOVERNI SONO LE GRANDI COMPAGNIE CAPITALISTICHE CHE IN SEGRETO CON LE LORO LOBBY FINANZIANO ININTERROTAMENTE I PARTITI E LE LORO CAMPAGNE ELETTORALI.   

 

NELLA PRATICA E’ COSI’ CHE FUNZIONA: LE MASSE LAVORATRICI COL VOTO SCELGONO I PARTITI AL GOVERNO, I QUALI FINANZIATI DALLE GRANDI MULTINAZIONALI, PERSEGUONO POI GLI INTERESSI DI CHI LI FINANZIA, SIA ALL’INTERNO DELLA NAZIONE CHE IN POLITICA ESTERA.

  

E’ noto, la stampa e i politici affermano di dire la verità solo la verità, di essere liberi e indipendenti. Perchè allora non spiegano alle masse con grandi campagne mediatiche, l’enorme scandalo di campagne elettorali che vengono massicciamente finanziate dalle grandi compagnie multinazionali e che questi finanziamenti ai partiti proseguono poi costanti? Che ciò comporta che in pratica i partiti, tutti, dipendono completamente dal denaro dei loro finanziatori e che in seguito, ovviamente, giunti al governo eseguiranno gli interessi dei finanziatori? Vale a dire che in realtà politici, partiti, governi, non hanno nessuna autonomia ed si prodigano per non perdere i finanziamenti?  

La seguente domanda che quindi sorge è più che mai legittima: visto questo, ha senso perciò per le masse lavoratrici votare, se poi chi viene eletto è finanziato e sorretto da imprenditori che li usano per i loro scopi, contrari a quelli delle masse lavoratrici che li hanno votati?

Con questo sistema è ovvio, il dominio dei capitalisti è ben saldo nelle loro mani. E se le masse proletarie vogliono difendere i loro interessi hanno una sola possibilità: dure, molto dure lotte. Come la quotidianità dimostra. E non certo con i governi, anche se vengono votati da loro.

Per mglio delucidare il funzionamento del meccanismo governativo nel sistema parlamentare democratico borghese, molto interessante è riportare anche l’analisi del portale lpb”, nel suo lungo articolo/analisi: “Lobbyismus. Die “stille Macht”?” (Lobbysmo. Il “potere silenzioso”?).

Innanzitutto per il portale “lpb” il “lobbysmo” è considerato “legittimo”, non negativo: “Il nostro parlamentarismo vive di contatti con gruppi di pressione e gruppi di interesse. Che cercano di influenzare la politica e la società. Questo è legittimo”. E’ dopo questa precisazione che entra nel dettaglio del funzionamento lobbystico: “Ma cosa fanno esattamente i gruppi di pressione? In che modo aziende e gruppi di interesse possono influenzare la politica?”. E prosegue: “Il lobbismo comprende tutte le attività in cui i gruppi di interesse ("lobby") tentano di influenzare i politici a loro favore, principalmente mantenendo contatti personali”.

Qui è necessario subito fare un appunto: nell’analisi fatta da “lpb” “in cui i gruppi di interesse ("lobby") tentano di influenzare i politici a loro favore”  non viene mai citato l’aspetto del finanziamento di denaro ai partiti, cosa reale e abbondantemente riportata da altri articoli e analisti e anche da noi nel nostro recente articolo WAHLEN: IM DIENSTE DER GROßINDUSTRIE UND DES FINANZKAPITALS” (Votazioni: al servizio della grande industria e del capitale finanziario) - Der kommunistische Kampf - 21. November 2022.  Il portale “lpb” in questo articolo si occupa di evidenziare come i contatti quotidianamente avvengono tra le lobby degli imprenditori e i politici. Anche questo un aspetto molto interessante da portare all’attenzione. 

“lpb” rileva innanzitutto che “Oltre 12.600 associazioni, imprese e organizzazioni sono iscritte nel registro per la trasparenza dell'UE. Bruxelles è quindi considerata anche la "Champions League del lobbying".  Significa che 12.600 sono le lobby di interesse registrate a Bruxelles (cioè nella UE) che ufficialmente operano nel parlamento UE per spingere sui loro interessi. Ovviamente in testa vi troviamo le multinazionali tedesche: “Sono le seguenti società tedesche coloro che spendono di più in attività di lobbying a Bruxelles (a partire dal 2019): Siemens (3,5 milioni di euro), Bayer (3,3 milioni di euro), BASF (3,3 milioni di euro) e Deutsche Bank (3,3 milioni di euro). Tra le associazioni, l'Associazione dell'industria chimica è in testa alla lista con 4,3 milioni di euro, seguita dall'Associazione tedesca di ingegneria meccanica e impiantistica (4,0 milioni di euro), l'Associazione federale per la gestione dell'energia e delle acque  (2,8 milioni di euro) e la Federazione delle industrie tedesche (2,8 milioni di euro) (fonte: FAZ)”. Precisando poi che “Nella Repubblica federale di Germania, l'industria farmaceutica, l'industria chimica, l'industria automobilistica e l'industria energetica sono settori con un potere di lobbying particolarmente elevato” (…)

Molte aziende e organizzazioni mantengono un ufficio nella capitale o un ufficio di rappresentanza nella capitale a Berlino, ma anche uffici presso i governi statali a Bruxelles da molto tempo. Il politologo olandese Rinus van Schendelen definisce addirittura Bruxelles “la lega dei campioni del lobbismo” (fonte: Rinus Van Schendelen: Bruxelles. La lega dei campioni del lobbismo).

il portale precisare poi che con questi sistemi i gruppi di interesse potenti e finanziariamente forti e le loro lobby riescono sempre più a manipolare la democrazia parlamentare e il pubblico nei loro interessi e a disattivare le salvaguardie e i controlli esistenti ("pesi ed equilibri") … Inoltre, i gruppi di pressione finanziariamente forti hanno molti ex membri del governo e membri del parlamento nei loro ranghi, i cui contatti nell'apparato politico sono particolarmente buoni (fonte: ARD/planet haben).

Per l’analisi marxista niente di nuovo, è l’ennesima conferma di una società borghese dominata dai capitalisti in una “Democrazia capitalistica” dove le masse proletarie sfruttate anche se hanno la possibilità di votare in realtà non hanno poi nessun peso decisionale, non svolgono nessun ruolo nei governi, esattamente come analizzato e scritto da Marx ed Engels già a metà ottocento.

“lpb” conclude poi il capitolo “lobbysmo e parlamento” dicendo: “Poiché il termine lobbysmo ora ha troppe connotazioni negative, molti gruppi di interesse non compaiono più sotto questa "etichetta". Termini comuni per lobbysmo sono diventati “affari pubblici”, “comunicazione politica” o “consulenza politica”.

Prosegue poi affrontando un altro importante tema, sempre collegato al “lobbysmo”: “Che ruolo svolgono i media?” e spiega: “Il lavoro della stampa e dei media è essenziale per trasmettere con successo gli interessi. Mentre in passato i lobbisti dipendevano principalmente da buoni contatti con i giornalisti, oggi utilizzano un'ampia varietà di canali e strumenti per comunicare i loro messaggi. Anche il lavoro di pressione è cambiato più volte a causa del cambiamento strutturale dei media. Inizialmente a causa della crescente importanza della televisione, oggi a causa dell'immensa influenza di Internet e dei social media. La diversità dei media facilita l'accesso dei lobbisti ai decisori, ma allo stesso tempo rende più difficile il controllo (fonte: BpB)”.

Molto interessante questo aspetto di come i media facilitino il lavoro dei lobbysti” e come Il lavoro della stampa e dei media è essenziale per trasmettere con successo gli interessi”.  E l’articolo entra nel dettaglio del rapporto lobby / media-giornali-tv:  “Aziende, associazioni e lobbisti hanno sempre cercato contatti “stretti” con i dipendenti del giornalismo e dei media. Al giorno d'oggi, però, anche il lavoro dei media è cambiato. Sono ancora più dipendenti dalla ricerca di nuovi modelli di business e opzioni di finanziamento, soprattutto a causa della scomparsa della tradizionale attività pubblicitaria”… “Le collaborazioni tra case dei media e gruppi di pressione non sono più una rarità. Dalla lobby della chimica a quella degli armamenti, gruppi di interesse di ogni genere sono diventati partner degli editori" (fonte: ver.di, Menschenmachen Medien). Quasi tutti i noti editori di qualità sono ormai entrati nel business degli eventi. Uno studio della Otto Brenner Foundation (OBS) ha esaminato la cooperazione tra le case dei media e le organizzazioni di lobby in relazione agli eventi. In base a ciò, gli editori di "Süddeutsche Zeitung", "FAZ", "Welt", "Tagesspiegel", "Zeit" e "Capital" hanno tenuto un totale di 59 eventi tra gennaio 2012 e dicembre 2015, in cui un'associazione di lobby è stata coinvolti (fonte: ver .di, people make media)” … ”Le organizzazioni di lobby sono coorganizzatrici, sponsor, ‘partner della conoscenza’ o ‘partner dei media’. Nel complesso, gli editori collaborano con un gran numero di settori diversi: dalla vendita al dettaglio, all'energia e alle costruzioni, all'acciaio e all'aerospaziale. I gruppi di interesse dei settori finanziario e chimico sono particolarmente ben rappresentati (fonte: BpB)”.

In questo particolareggiato chiarimento non viene però citato e sottolineato che i grandi complessi mediatici (testate editoriali / canali televisivi) sono in proprietà delle grandi multinazionali, essendo che il loro costo è di milioni ogni mese e solo le grandi associazioni di banche e imprese se lo possono permettere, con lo scopo di influenzare e dirigere l’opinione pubblica. Quindi visto che in pratica è il proprietario della testata editoriale ad imporre ai giornalisti cosa scrivere, ne consegue che ogni giornale è un gruppo di pressione, una lobby, che persegue gli interessi della multinazionale in cui è di proprietà.

Concludendo. Come sopra esposto, è anche “lpb”, che si schiera a favore delle lobby definendole “legittime”, che ci riporta un’altra evidente conferma del sistema capitalistico nella sua forma democratica parlamentare, sia saldamente nelle mani dell’imprenditoria, dando l’impressione alle masse proletarie sfruttate di decidere loro il futuro, ma come tutto ciò nella realtà sia solo una finzione.


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RICCHI SEMPRE PIU' RICCHI  Anche speculando cinicamente 

sul Covid  e sulla guerra in Ucraina

 

 

 

I lavoratori devono scioperare duro per salvaguardare i loro stipendi e le loro pensioni e contro l’aumento delle tasse. Ma per i RICCHI la situazione si ribalta, loro DIVENTANO SENPRE PIU’ RICCHI senza tanti problemi.

E non è una cosa degli ultimi anni, ma questo si ripete decennio dopo decennio. Indipendentemente da crisi, catastrofi, disastri o problemi di vario tipo loro DIVENTANO SEMPRE PIU’ RICCHI. Un aumento sproporzionato della ricchezza che per loro per vivere non serve assolutamente a niente.   

E il paradosso è che questi esseri straricchi impediscono poi in tutti i modi, si adoperano con mille mezzi, contro lavoratori che difendono con lotte dure il loro tenore di vita, spesso anche molto basso, o che difendono le loro pensioni per garantirsi una vecchiaia non in miseria.

Una evidente società molto ingiusta questa, che non ha nessuna ragione di esistere. 

La perversione capitalistica è talmente smisurata e senza limiti che viene addirittura riportato che le aziende multinazionali approfittando della pandemia Covid e dello scombussolamento generale della guerra in Ucraina hanno cinicamente aumentato a dismisura i prezzi, così da speculare e lucrare per guadagnare ancora di più: una infamia nella tragedia.    

Creando una situazione inverosimile dove, oltre alla guerra e alla pandemia, aumentando i prezzi alle stelle nei vari paesi in tutto il mondo, hanno impoverito milioni di famiglie nel loro spesso già basso tenore di vita, soprattutto negli alimenti. Con prezzi che alla fonte erano aumentati del 30% sono stati portati al raddoppio. Un cinico, bestiale imbroglio capitalistico.

Tanto che molti specialisti hanno cominciato a dare un nome a questa disgustosa speculazione: “Gierflation”, ossia “inflazione dell’avidità”. In altre parole … “questo [Gierflation] è quello che viene chiamato un fenomeno in cui le aziende aggiungono al prezzo finale più di quanto giustificherebbe l’aumento dei prezzi” (Tagesschau “Gewinne steigen in Deutschland besonders stark” - “I profitti in Germania aumentano particolarmente veloci”  - 11.07.2023).

NON ESISTONO “CAPITALISTI BUONI”. Per i capitalisti ciò che è fondamentale è solo il raggiungimento del profitto: cioè aumentare i già astronomici capitali e che i bilanci siano sempre in attivo al massimo. Anche se questo significa guerre, impoverire le masse, speculare sulle catastrofi naturali, speculare sulla fame della povera gente e mandare in rovina intere popolazioni. Per questi esseri, cioè per i capitalisti, tutto questo non ha nessuna importanza, fondamentale è la massimizzazione del profitto.

Tutto ciò viene confermato costantemente dalle continue  guerre che impestano il pianeta, dai disastri sociali, le speculazioni, le corruzioni, le devastazioni, le furibonde lotte per il potere e quant’altro.

Pensare a capitalisti “buoni” o capitalisti “cattivi” è utopia pura, ingenuità inaudita. Il capitalista (qualsiasi) investe dove vede solo il massimo guadagno, non per l’armonia e il benessere della società. Investe nel grano perché ne vede un profitto, non per altro, così come nell’automobile. Ma le stesse aziende investono altrettanto nei disboscamenti, el carbone, nelle armi e nelle guerre, perché anche qui ne vedono un profitto. Così come la corruzione e le speculazioni perseguono lo scopo della massimizzazione dei profitti.

La società capitalista non può esistere senza queste schifezze di truffe e porcherie. Chi pensa ad un capitalismo pacifico, armonioso e ordinato è un illuso sempliciotto, un enorme ingenuo.

L’umanità ha invece bisogno di un’altra società, in cui vivere e godere del benessere prodotto. Per raggiungerla c’è bisogno però, contro i capitalisti, di rivoluzioni. 

 

 

Mentre gli stipendi

reali calano…

“Secondo l'OCSE, l'accelerazione dell'inflazione dopo l'attacco russo all'Ucraina ha causato un calo dei salari reali in quasi tutti i 34 paesi membri presi in esame” (Tagesschau “Gewinne steigen in Deutschland besonders stark”  11.07.2023)

 

 

 

L’aumento speculativo dei prezzi erode il potere d’acquisto dei salari. Di conseguenza tutte le categorie di lavoratori devono mobilitarsi per recuperare l’inflazione persa. Per cui partono scioperi, lotte, rivendicazioni, poichè i meschini ricchi imprenditori nonostante i forti guadagni speculativi rifiutano di dare ai lavoratori i recuperi salariali richiesti. Ed è qui, nella lotta, che entrano in azione i “collaboratori dei capitalisti”: partiti, governi, giornali, tv, tutti in sintonia a servizio del capitale per frenare, discreditare, disincentivare, i lavoratori in lotta.    

Nonostante sia chiaro che i sindacati dei lavoratori sono costretti a dure e lunghe battaglie per recuperare almeno in parte il potere d’acquisto eroso, partono ufficiali campagne denigratorie mediatiche, tv e giornalistiche, sostenute dai governi, non contro gli straricchi avidi capitalisti accumulanti inutile denaro che non vogliono mollare e si rifiutano di concedere i giusti recuperi salariali, ma contro chi produce ricchezza nel paese, cioè i lavoratori in lotta, costretti allo sciopero. Etichettati come “disfattisti”, “provocatori”, “irresponsabili”, cercando di arrivare addirittura alla limitazione dell diritto di sciopero. Lavoratori, cioè produttori, che lottano per le loro famiglie, per un decente tenore di vita, per non finire in miseria.  

 

 

… le tasse aumentano.

 

“Tra i 38 Stati membri, la Germania è al secondo posto tra i paesi industrializzati dell'OCSE dopo il Belgio in termini di imposte e contributi previdenziali sul reddito da lavoro. L'aliquota fiscale media per una coppia sposata con figli è del 40,8%. Solo in Belgio l'onere è più alto, al 45,5%. L'onere fiscale medio per tutti i paesi OCSE è del 29,4%”  (Tagesschau “Hohe Steuer- und Abgabenlast in Deutschland” 25.04.2023)   

 

 

 

Anche le alte tasse sugli stipendi è uno dei tormenti contro cui i salariati sono costretti costantemente a lottare. Imprenditori e banchieri, nonostante multimiliardari, cercano di non pagare il sociale, operando affinchè siano gli operai a pagare. Questo compito, per loro di pagare al minimo le tasse, gli straricchi lo demandano ai partiti, ai parlamenti, ai governi. Loro devono convincere i salariati che è giusto pagare il fisco, anche se molto alto. E il sistema è talmente contorto, ingiusto e sbagliato che, mentre i lavoratori sono costretti a pagare le tasse poichè vengono prelevate direttamente dagli stipendi, i miliardari non solo riescono a pagarne pochissime, ma con molti trucchi legislativi riescono facilmente anche abbondantemente ad evaderle. Così Wikipedia: “Secondo le stime dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), la perdita di reddito dovuta all'elusione fiscale da parte delle aziende in Germania ammonta fino a 30 miliardi di euro all'anno”. Riteniamo che, in un confronto con l’evasione imprenditoriale di altri paesi, questa somma (30 miliardi) corrisponda molto al di sotto della realtà oggettiva.

In sintesi. Non possiamo altro che constatare che in questa iniqua società capitalistica per i lavoratori non vi sia scampo: vengono costantemente raggirati, ingannati, soggiogati, sia nei loro salari che politicamente, da partiti imbroglioni al servizio dei miliardari con cui contribuiscono per il potere.


 

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Manipolazione di massa dei media

e critica al capitalismo

 

Disuguaglianza sociale - Aggressione imperialista –

Distruzione ambientale – Crisi economiche.

 

TUTTI QUESTI PROBLEMI SONO PARTE NECESSARIA DEI SISTEMI CAPITALISTI E NON POSSONO ESSERE RISOLTI NELL'ORDINE SOCIALE ATTUALE.

 

Le élite economiche internazionali, che costituiscono solo una piccola parte della società e allo stesso tempo la dominano, fingono di stare dalla parte delle masse lavoratrici. Con i loro partiti, i parlamenti, i moderni mass media, gli intellettuali, l'establishment e altri strumenti di potere, appare stiano agendo contro alcuni dei mali sociali del corrotto sistema capitalista e le ingiustizie che le masse popolari devono subire, contro le quali potrebbero reagire se fossero adeguatamente organizzate. Tuttavia, la vera contraddizione sociale, che consiste nello sfruttamento dei lavoratori e crea un processo patologico di crescita economica, rimane volutamente taciuta. L'intero sistema capitalista si basa su questo processo di crescita. Ciò porta ad un'accumulazione di capitale e di potere nelle mani di pochi e crea quindi uno squilibrio sociale da cui necessariamente derivano tutti i problemi sopra menzionati.

Una volta eliminato questo squilibrio strutturale nella società, il capitalismo cesserà di esistere. Scompariranno tutti i limiti imposti alla società umana da un modo di produzione caratterizzato da concorrenza e inefficienza. L'umanità si trasformerà in un ordine sociale superiore e raggiungerà vette materiali e spirituali mai raggiunte prima. Naturalmente, questi fatti devono restare in gran parte taciuti nell'attuale contesto mediatico, poiché rappresentano un pilastro essenziale di questo sistema. Viene creata una disinformazione mirata spostando l'attenzione delle persone su problemi marginali, distraendo così dalle reali contraddizioni sociali. Si crea così l'impressione che il sistema capitalista sia riformabile e che possa gradualmente condurre a una forma di società superiore e giusta. Ma questa impressione di progressismo è ingannevole.

Il sistema capitalista crea un certo progresso materiale, ma deve essere superato in un momento rivoluzionario. Per liberare tutto il potenziale della creatività umana, è necessario abbattere con un unico atto violento la vecchia sovrastruttura sociale, che non è più adeguata al modo di produzione su cui si basa. Così come le precedenti sovrastrutture furono necessariamente distrutte dalla rivoluzione borghese relativa, è giunto il momento di una rivoluzione definitiva di tutte le masse lavoratrici, che eliminerà definitivamente ogni disuguaglianza sociale e darà vita a una società senza classi, condizione necessaria e sufficiente per l'emancipazione dell'uomo.

Nell'attuale contesto mediatico, i partiti borghesi, tra cui la cosiddetta sinistra, che hanno completamente perso il loro orientamento anticapitalista, fungono anch'essi da strumenti della classe dirigente, impegnandosi in una simulazione politica che persegue lo stesso scopo: distrarre dai problemi sociali essenziali.

 

LA TATTICA PROGRESSISTA COME DIVERSIVO

Questa distrazione mediatica, in quanto parte essenziale dell'ordine sociale capitalista, avviene in modo mirato e periodico. Questa deviazione è essenziale per il sistema capitalista perché impedisce alle masse lavoratrici, che sono lo strumento rivoluzionario per l'eliminazione dell'ordine mondiale capitalista, di realizzare quella rivoluzione nascondendo le contraddizioni sociali che sono la vera causa di tutti gli altri problemi della società odierna. Questi innumerevoli problemi, tra cui rientrano crisi economiche, guerre ad alta tecnologia, migrazioni di massa involontarie, distruzione ambientale, condizioni di vita e di lavoro precarie, nonché l'eccessiva individualizzazione, la mancanza di prospettive e l'isolamento e la brutalizzazione dell'individuo che ne conseguono, vengono parzialmente e periodicamente ripresi nel panorama mediatico. Questi periodi di distrazioni durano solitamente alcuni anni e hanno l'unico scopo di rendere irriconoscibile alle masse la classe dirigente come portatrice e manutentrice delle contraddizioni sociali.

I seguenti esempi di diversivi che presentiamo è per illustrare il meccanismo comune alla base dei singoli periodi di diversivo mediatico. Solo quando si comprende questo meccanismo è possibile indebolirlo e liberare le masse dalla virtualità dei media, dando loro il potere di portare a termine il loro compito rivoluzionario.

 

ANNI 90 – DIVERSIVO ECOLOGICO

In questi anni l'ecologia è un tema dominante nei media di massa occidentali. In particolare, le centrali nucleari, in funzione da molti decenni, diventano oggetto di attenzione. Negli Stati Uniti e nei paesi europei si verificano proteste di massa, sit-in e atti di sabotaggio. Durante il governo rosso-verde di Schröder, si promise di chiudere tutte le centrali nucleari in funzione fino a quel momento, e di sostituirle completamente con “energie rinnovabili” nel giro di brevissimo tempo.

Da allora sono trascorsi più di 20 anni. L'energia nucleare continua a coprire una quota importante dell'approvvigionamento energetico nei paesi occidentali, mentre il resto proviene principalmente da centrali a carbone, petrolio e gas. Le “energie rinnovabili” come le turbine eoliche, le celle fotovoltaiche e le centrali idroelettriche svolgono ancora solo un ruolo marginale nella produzione di energia elettrica e sono considerate altamente problematiche sia nella produzione che nell’utilizzo per quanto riguarda le conseguenze ecologiche ed economiche.

 

Anche in questo caso si tratta principalmente di una strategia diversiva

mediatica che ignora quasi completamente i veri problemi alla base  dell'aumento della domanda di energia. Piuttosto, campagne di questo tipo servono a consolidare l'establishment e a rafforzare l'attività di lobbying all'interno di un'oligarchia associativa e partitica, come la presunta democrazia dell'attuale Repubblica Federale Tedesca.

 

2003 – AGGRESSIONE IMPERIALISTA

Un'ulteriore ondata di diversione è il presunto rifiuto del secondo governo rosso-verde Schröder di partecipare alla guerra in Afghanistan avviata dal governo degli Stati Uniti. Anche qui si verificano proteste di massa in tutta la Germania, alimentate dai media e sfruttate dai partiti tradizionali per i propri fini. Anche in questo caso, naturalmente, questo presunto pacifismo deve essere considerato una chimera che cerca di distrarre le masse lavoratrici dall'aggressione imperialista degli Stati Uniti, dominata da singoli gruppi di interesse economico.

 

2010 - CORRUZIONE ISTITUZIONALIZZATA

Un'altra tattica diversiva comune utilizzata dai media occidentali è quella di denunciare apertamente la corruzione e altri mali sociali, per dare l'impressione che i governi siano interessati a perseguire politiche che favoriscano i lavoratori. Tuttavia, questa denuncia viene deliberatamente fatta in modo superficiale quando vengono smascherate singole istituzioni sociali, come la Chiesa cattolica nel 2010, o singole aziende come ThyssenKrupp nel 2013 e Volkswagen nel 2015. La vera frode che si cela dietro un modo di produzione inefficiente e la corruzione ad esso associata risiede nel concetto stesso di capitale e diventa evidente solo attraverso fenomeni di questo tipo. In un'azienda che produce i suoi prodotti non per il beneficio delle persone ma allo scopo di massimizzare i profitti, il che implica da un lato che essi siano generalmente commercializzati in base al loro valore di merce, e dall'altro che la produzione non sia orientata alle esigenze delle persone e del loro ambiente, utilizza strategie di marketing per indirizzare le esigenze delle persone verso prodotti di qualità inferiore di cui per lo più non hanno nemmeno bisogno, tali "scandali di corruzione" rappresentano un fenomeno inevitabile, perché sono insiti in questo sistema economico, sono un problema relativamente marginale.

 

2014 - DESTABILIZZAZIONE E MIGRAZIONE DI MASSA

La cosiddetta Primavera araba è uno di quei fenomeni che rappresentano la deliberata destabilizzazione di una regione radicata nelle sue tradizioni, come il Medio Oriente, da parte dei moderni sistemi liberali occidentali e dei loro mass media. In questo caso, la destabilizzazione del Medio Oriente ha portato alla formazione di gruppi religiosi radicali, che a loro volta hanno dato a questi sistemi motivo di intervento militare e successivamente, come previsto, di un'ulteriore decomposizione dei restanti paesaggi culturali tradizionali, con l'obiettivo di installare quegli stessi sistemi anche in questa regione, al fine di creare finalmente le basi per un libero flusso di beni, finanze e persone attraverso una graduale omogeneizzazione culturale, che costituisce il prerequisito per l'istituzione finale di una dittatura economica capitalista globale. Il ruolo centrale dei mass media, comprese le industrie dell'intrattenimento e della pubblicità, in questo processo non è solo quello di nascondere il vero contesto e i veri obiettivi del processo stesso, ma anche quello di fornire il necessario lavoro preparatorio culturale e metapolitico per la destabilizzazione di una regione e la successiva legittimazione dell'intervento militare.

E poi alla fine nel 1917 abbiamo la tattica diversiva ecologica con Greta e Fridays for Future.

 

 

I moderni mass media non solo servono a nascondere le cause delle ingiustizie sociali nell'interesse della classe dominante, ma svolgono anche un ruolo chiave nella loro creazione.

 

 

Il nostro compito come marxisti

Nel corso di questo articolo vengono presi in considerazione solo alcuni dei meccanismi utilizzati dalle élite economiche al potere per accecare la gente e imporre un ordine sociale capitalista su scala globale. Il nostro compito è comprendere e contrastare questi meccanismi, liberandoci dalla virtualità dei mass media e concentrando la nostra attenzione sulle contraddizioni sociali che sono alla base dei problemi della società. Solo allora saremo in grado di dare alle masse lavoratrici gli strumenti per portare a termine il loro compito rivoluzionario: superare il sistema capitalista e trasformarlo in un ordine sociale superiore.

Invitiamo pertanto tutti gli attivisti politici, indipendentemente dal loro schieramento, ad unirsi a noi in questa lotta anticapitalista, perché solo quando l'intera massa politica si rivolterà contro il centro capitalista sarà possibile portare a termine questo compito e realizzare una società senza classi.

 

 

                                                                                                                   D. P.


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Qual è la vostra posizione

riguardo la guerra?

 

 

            Guerre: frutto del capitalismo. 

 

Gli affari sono sempre in movimento, sono sempre alla ricerca del massimo guadagno in un ciclo continuo che non si ferma mai.

Ma il mondo della concorrenza è fatta in un modo che, ad un certo punto, il mercato diventi così saturo di offerta di merci da vendere che le vendite diminuiscono sensibilmente, i guadagni crollano e le perdite finanziarie per i  capitalisti diventano notevoli.

E’ in queste circostanze che si creano le basi oggettive dove gli affaristi, i ricchi, cominciano seriamente, veramente a pensare che è ora di abbattere i concorrenti, anche fisicamente. E si mettono in moto e organizzano militarmente i loro stati per farlo. 

Ed ecco che nel ciclo perverso capitalistico, periodi pacifici dove la vendita delle merci poteva trovare il suo profitto senza tanti problemi si trasformano in un periodo di guerra dove i ricchi per poter continuare a guadagnare ritengono dover  distruggere i concorrenti con la loro parte di mercato.

Nel perverso sistema capitalistico, periodi di pace si alternano a periodo di guerra e viceversa con estrema naturalezza,  finchè una società superiore non lo sostituirà.

Ma il mondo degli affari non crea solo catastrofi immani dovute a crisi di sovrapproduzione generali, come già due guerre mondiali stanno a testimoniare. In periodi cosiddetti di “pace”, le lotte per “le sfere di influenza”, cioè la lotta tra i predoni imperialisti nel pianeta per crearsi ogn’uno la propria “area” di stati dove condurre i propri affari, è causa continua di guerre locali. 

In queste situazioni  le più grandi e potenti borghesie imperialiste del pianeta cercano di rubarsi l’un l’altra, anche militarmente, le nazioni periferiche, sfruttando, senza il minimo scrupolo, i contrasti religiosi, etnici, politici. Naturalmente le guerre piccole e medie che ne scaturiscono e che vengono  in continuazione rinfocolate sono causa di centinaia di migliaia di vittime, distruzioni, fame, povertà e enormi migrazioni.

 

(da “Le nostre posizioni politiche”)

 

 

 

 

Qual è la vostra soluzione

per le guerre?

 

           Contro la guerra: rivoluzione! 

 

La guerra è parte integrante del capitalismo, un fattore ineliminabile in questo sistema basato sugli affari e che nulla a che fare con l’egoismo o la cattiveria delle persone. “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” afferma il generale della nascente borghesia dell’800 Klaus von Clausewitz.

Per eliminare la guerra bisogna eliminare il capitalismo, non c’è altro da fare!

A nulla sono servite nella storia le oceaniche marce, con milioni di partecipanti, contro la guerra, per la pace, che dall’inizio dell’800 fino ad adesso si sono succedute.

Solo un fatto eccezionale nella storia è riuscito a fermare la guerra: la rivoluzione bolscevica del ’17.

Lo giorno stesso che i bolscevichi rivoluzionari sono giunti al potere hanno fermato la guerra.

Ma per ottenere questo hanno dovuto fare una rivoluzione!

Quindi la strada è segnata: CONTRO LA GUERRA RIVOLUZIONE!

Il resto sono solo inutili ciance.

 

(da “Le nostre posizioni politiche”)

 


 

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L’INTERNAZIONALISMO DI LENIN

IL CAPITALISMO DI STALIN

 

Chiarezza nella differenza tra politica comunista di Lenin

e la politica capitalistica del falso socialismo di Stalin

 

 

 

Lenin:

“Comunismo possibile solo dopo

rivoluzione internazionale”

 

“ Quando abbiamo iniziato a suo tempo la rivoluzione internazionale, lo abbiamo fatto non perché fossimo convinti di poter anticipare lo sviluppo, ma perché tutta una serie di circostanze ci spingeva ad iniziarla. Pensavamo: o la rivoluzione internazionale ci verrà in aiuto e allora la nostra vittoria sarà pienamente garantita, o  faremo il nostro modesto lavoro rivoluzionario, consapevoli che, in caso di sconfitta, avremo giovato alla causa della rivoluzione e la nostra esperienza andrà a vantaggio di altre rivoluzioni.

Era chiaro per noi, che senza l’appoggio della rivoluzione mondiale la vittoria della rivoluzione proletaria era impossibile. Già prima della rivoluzione e anche dopo di essa pensavamo:  o la rivoluzione scoppierà subito, o almeno molto presto negli altri paesi capitalistici più sviluppati, oppure, nel caso contrario, dovremo soccombere.”

                                                                                                                             Lenin   1921  

 

 

Dal punto di vista pratico il comunismo è la società superiore. E’ una società superiore perché i prodotti non vengono più venduti, ma distribuiti tra la popolazione. In questo modo sparisce la ricerca del massimo guadagno, spariscono le classi sociali, sparisce la concorrenza, che è la causa delle crisi economiche e sociali con enormi sprechi di produzione, concorrenza che è la causa delle guerre con ancora più enorme spreco di produzione e soprattutto di vite umane.

Per arrivare a questo bisogna però necessariamente arrivare ad una rivoluzione, perché la borghesia, cioè il padronato, cioè i ricchi, assolutamente si oppongono e si opporranno allo stravolgimento del sistema capitalistico, come  è stato dimostrato nelle due esperienze di governo proletario della Comune di Parigi del 1871  e della rivoluzione bolscevica del 1917.

Dopo la  conquista del potere da parte del proletariato in una nazione, realisticamente parlando, economicamente, non è possibile passare subito  al comunismo, cioè alla distribuzione della  produzione tra la popolazione, perché il mercato nazionale di un paese, in questo caso il paese dove il  proletariato è arrivato al potere, non essendo autonomo nella produzione dei prodotti, è talmente intrecciato con le economie delle altre nazioni che obbligatoriamente deve  commerciare (comperare e vendere)  con esse e deve commerciare anche all’interno del proprio paese. 

Facciamo degli esempi: quando si costruisce un’automobile c’è bisogno del ferro per la carrozzeria, il ferro viene estratto nelle miniere dell’Australia, Brasile e Cina  e la bisogna comprarlo, c’è bisogno dei pneumatici,  i  cui maggiori  produttori sono il Giappone, la Francia e gli Usa e la bisogna comprarli, c’è bisogno del vetro per i finestrini e bisogna comperarlo,  c’è bisogno del carburante per farla viaggiare e quello lo si compera nei paesi arabi, e così via. Altro esempio: per costruire i mobili c’è bisogno del legno, il legno lo si può trovare soprattutto nei paesi nordici o in Africa o in sud America. Per costruire  un frigorifero c’è bisogno dell’acciaio, quindi bisogna comperare il ferro, ecc. ecc,  e così via per tutti i prodotti che usiamo giornalmente.

Questa è la situazione realistica in cui si viene a trovare  un proletariato quando conquista il potere.  Solo in un secondo momento, dopo una rivoluzione a livello mondiale o quasi   sarà possibile passare al comunismo.

I bolscevichi con Lenin,  avevano ben presente questo  quando nel ’17  conquistano il potere in Russia. Infatti nei vari scritti dell’epoca Lenin e i bolscevichi non parlano mai di comunismo in Russia, ma di fase transitoria, con una economia a capitalismo di stato a gestione rivoluzionaria. 

 

 

Lenin

“ Il nostro capitalismo di Stato si differenzia assai sostanzialmente dal capitalismo di Stato dei paesi che hanno governi borghesi, proprio perché da noi lo Stato non è rappresentato dalla borghesia, ma dal proletariato, che ha saputo conquistarsi la piena fiducia dei contadini ”

 

                 Lenin  “Lettera alla colonia russa nel nord America”    novembre 1922

 

 

La rivoluzione in Russia viene quindi giustamente vista dai bolscevichi come inizio, un inizio  di una rivoluzione internazionale che dovrà portare al

comunismo. Per arrivare alla rivoluzione internazionale è però necessario ricostituire l’Internazionale Comunista, in modo che anche gli altri proletariati delle altre nazioni facciano le rivoluzioni per giungere al potere e  così unire le

varie economie a gestione proletaria. 

L’Internazionale Comunista viene perciò prontamente costituita dai bolscevichi nel 1919.

 

Lenin nei suoi testi precisa che se la rivoluzione europea non arriva presto, anche la rivoluzione russa è destinata a soccombere.  Questo dovuto al fatto che, da una parte ci sono  le pressioni esterne delle borghesie internazionali che fanno di tutto per far crollare 

l’economia russa,  impedendo di vendere  ad essa i prodotti di cui ha bisogno; dall’altra dovuto alle tensioni  e  proteste interne come conseguenza  delle grandi difficoltà economiche in cui versa la Russia rivoluzionaria per la mancanza di prodotti dovuti appunto ai boicottaggi delle altre nazioni borghesi. Senza escludere poi i continui interventi militari armati che le varie borghesie perseguono per far crollare la rivoluzione.

 

La controrivoluzione

Sarà Stalin e la sua cricca ad incarnare la controrivoluzione in Russia, poco dopo la morte di Lenin.  Attraverso lo slogan “ La costruzione del socialismo in un paese solo” verrà abbandonato il concetto di rivoluzione russa come inizio della  rivoluzione internazionale (così da arrivare alla società superiore),  per dichiarare la falsità che il “socialismo” o il “comunismo” già esiste in Russia e che bisognava rafforzarlo. Verrà abbandonato  di conseguenza l’obbiettivo primario di favorire le rivoluzioni proletarie nelle altre nazioni e lentamente verrà sciolta l’Internazionale Comunista.

Togliendo questi punti fondamentali alla politica comunista, di fatto la politica di Stalin e della sua cricca diventa apertamente borghese, in questo caso chiaramente controrivoluzionaria. Dalla gestione proletaria rivoluzionaria temporanea a capitalismo di stato  dell’economa russa di Lenin si passa alla gestione definitiva borghese a capitalismo di stato di Stalin.  In altre parole,  Stalin e suoi seguaci nascondendosi dietro lo slogan del “Socialismo in un paese solo” diventano i nuovi gestori borghesi statali dell’economia russa,  sostituendosi ai capitalisti privati nella direzione degli affari, abbandonando definitivamente l’obbiettivo  di arrivare alla società superiore.  

 

 

 

Stalin:     “Teoria del socialismo in un paese solo”

 

« Prima si considerava impossibile la vittoria della rivoluzione in un solo paese, perché si riteneva che per vincere la borghesia fosse necessaria l’azione comune del proletariato di tutti i paesi avanzati o almeno della maggior parte di essi. Oggi questo punto di vista non corrisponde più alla realtà. Oggi bisogna ammettere la possibilità di una tale vittoria, perché il carattere ineguale, a sbalzi, dello sviluppo dei diversi paesi capitalistici nel periodo dell’imperialismo, lo sviluppo delle catastrofiche contraddizioni interne dell’imperialismo, che generano delle guerre inevitabili, lo sviluppo del movimento rivoluzionario in tutti i paesi del mondo, tutto ciò determina non solo la possibilità, ma l’inevitabilità della vittoria del proletariato in singoli paesi. »

Stalin   1925

 

 

Però la mistificazione, l’imbroglio del “ socialismo in un paese solo” non può cambiare  la realtà delle cose  e cioè che nella Russia  di Stalin tutte le caratteristiche capitalistiche rimangono: il lavoro salariato, lo sfruttamento, i borghesi incarnati nei burocrati del partito finto “comunista”, la concorrenza, il commercio, le banche, gli interessi, i guadagni e non ultimo e meno importante le politiche di espansione e aggressione imperialistica staliniste (con le alleanze con il nazista Hitler prima e le alleanze con le potenze “imperialistiche” nemiche  dopo).

Molti grandi dirigenti bolscevichi, conseguenti nel proseguire sulla via internazionalista comunista (di Lenin)  perderanno la vita nel contrastare la politica controrivoluzionaria borghese di Stalin: da Zinov’ev a Kamenev, da Bucharin a Trockij.

 

 

Ma l’esperienza bolscevica e il sacrificio dei dirigenti bolscevichi antistalinisti non sono stati vani.

L’esperienza bolscevica con Lenin ha per noi un incalcolabile valore: ci ha mostrato e ci mostra la via maestra su cui ci dobbiamo dirigere e su cui dobbiamo proseguire. Il sacrificio dei dirigenti bolscevichi antistalinisti è un enorme insegnamento di come noi dobbiamo evitare che un altro Stalin sorga. 

Dobbiamo impedire che nelle nostre fila personaggi come Mao o Castro spaccino “il comunismo o socialismo in un paese solo” cioè il capitalismo di Stato borghese per società superiore cioè per il vero comunismo.

Ormai l’esperienza accumulata è enorme e come comunisti scientifici abbiamo chiaro come procedere e cosa bisogna fare e cosa bisogna evitare. Adesso deve essere l’impegno  quotidiano che ci deve far giungere all’obbiettivo.

 

 

                                                                     “Der kommunistische Kampf” aprile 2014


 

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INSERTO

PER MEGLIO CAPIRE IL CAPITALISMO DI STATO DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO RIPROPONIAMO QUESTO ARTICOLO DEL GENNAIO 2015

 

 

EX DDR: NON SOCIALISMO,

MA CAPITALISMO DI STATO.

 

LA BORGHESIA NON HA INTERESSE A CHIARIRE LA DIFFERENZA!

 

Confondere il Capitalismo di Stato con il Socialismo per chi non è esperto in materia  può essere una cosa “abbastanza” normale. Soprattutto se la borghesia con i suoi mezzi “democratici” di comunicazione, di persuasione (giornali, televisioni, politici, economisti, sociologi, professoroni, preti, ecc.) spinge, non per chiarire i contenuti, ma per alimentare la confusione.

Non ha interesse! Non ha interesse a definire scientificamente questo importantissimo aspetto della vita politica sociale (come del resto  tanti altri aspetti del funzionamento capitalistico) che riguarda oggi milioni di lavoratori in Cina e  Cuba,  come ieri  milioni nell’ex Urss e suoi paesi satelliti.

Socialismo o Capitalismo di Stato, due cose apparentemente uguali, in realtà due mondi completamente diversi.

La confusione su questi due punti fondamentali  non è databile però ai giorni nostri. Già ai tempi di Marx, a metà ottocento, persone che si definivano “comunisti”o “rivoluzionari”, cadevano nel fraintendimento (più o meno volutamente). 

Engels, fondatore con Marx del Comunismo Scientifico, nell’”Antidühring”del 1878 ce lo riporta: “Di recente però, da quando Bismarck si è dato a statizzare, ha fatto la sua comparsa un certo socialismo falso, e qua e la è persino degenerato in una forma di compiaciuto servilismo, che dichiara senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”. Non quindi una novità dei tempi nostri.

Da allora il fraintendimento, la confusione, il camuffamento, l’imbroglio, la truffa  non ha avuto soste. Personaggi di tutti i tipi si sono presentati sulla scena spacciando per comunismo “ogni forma di statizzazione”.

Nell’ex DDR la situazione non era affatto diversa. Il falso, e cioè che nel paese esisteva il “socialismo” o il “comunismo”, veniva dichiarato ad alta voce e senza limiti. Una truffa!

E’ chiaro che i mistificatori, “falsi comunisti” o borghesi che siano, non possono divulgare l’analisi scientifica di Lenin, Trotzkij,  Rosa Luxemburg, Karl Liebchnek, Amedeo Bordiga , A. Cervetto, in cui viene chiarito che  nel vero  Socialismo, dove gli operai e i lavoratori sono al governo con i loro rappresentanti eletti direttamente dalle fabbriche, dai luoghi di lavoro e dai quartieri, il Capitalismo di Stato da loro diretto è solo una fase transitoria, un periodo in cui costituire l’Internazionale in modo che altri proletariati di altri paesi  prendano il potere per poi arrivare ad una società superiore dove la produzione non venga più venduta ( la vendita per trarne il guadagno  è la causa della concorrenza, delle enormi crisi, crisi che poi si trasformano in guerre), ma distribuita.

Il padronato con tutti i suoi servitori e lacchè ha interesse a non chiarire che il Capitalismo di Stato diretto da Stalin, Mao, Castro, Che Guevara, era ed è un Capitalismo di Stato a fine solo nazionalista, in cui lo scopo dei partiti  “pseudo comunisti” statalisti da loro diretti era di impadronirsi con la forza del potere per  sostituirsi  ai capitalisti privati e diventare loro stessi capitalisti, affaristi, senza altri fini comunisti. (per capire: un altro esempio di Capitalismo di Stato, senza che si autodefinisca “comunista” lo possiamo trovare nello Stato del Vaticano, dove non  esiste capitale privato).

In altre parole, questi signori nazionalisti, Stalin, Mao, Castro, Che Guevara, giocando sull’equivoco Socialismo-Capitalismo di Stato si sono sostituti negli affari ai capitalisti privati già esistenti, affermando poi  di aver  edificato il “comunismo” o  il “socialismo”. Esattamente come ai tempi di Marx ed Engels  i falsi “comunisti” o falsi “rivoluzionari”  dichiaravano “senz’altro socialista ogni forma di statizzazione”.

Riportando il tutto ai politici ex DDr , troviamo anche qui l’evidenza che il fine di questi finti “comunisti” non è mai stato quello di prodigarsi per gli interessi dei lavoratori, e lo sa bene  chi l’ha vissuto di persona, ma solo quello di fare affari capitalistici nel Capitalismo di Stato, sfruttando il nome Socialismo e soprattutto sfruttando i lavoratori. 

 

 

                                    “Der kommunistische Kampf” -  gennaio 2015


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